vi dico solo CHE DELIZIA questa introduzione di Raul Montanari alla raccolta Incubi-Nuovo Horror italiano, che egli ho curato. ok, sono sotto di bestia perchè (ueilà) da marzo seguirò il corso con costui e la cosa mi terrorizza non poco. ho letto una sola cosa sua e mi ha trafitto il cuore, tanto che chissà se leggerò altro per un po'. però questa introduzione mi è piaciuta e la copio, sperando di far cosa gradita:
In Danse Macabre (1981), Stephen King osserva che
il racconto horror è essenzialmente un racconto di riconciliazione. Il polo apollineo (la ragione, la chiarezza, il buon senso, il quieto vivere quotidiano) viene insidiato da quello dionisiaco (scatenamento di forze nascoste, esplorazione del proibito, destabilizzazione) fino alla ricomposizione finale. Il mutante, l’estraneo, viene identificato, descritto, fatto agire, combattuto e alla fine distrutto. Perciò il genere horror ha certamente un aspetto conservativo: conferma lo status quo, le leggi “naturali” in cui viviamo o ci illudiamo di vivere, mostrandoci visioni delle orribili alternative che ci attendono se le abbandoniamo.
Se le cose stessero solo così, la conclusione sarebbe abbastanza deprimente: l’horror si iscriverebbe fra i generi della narrativa consolatoria, di puro intrattenimento, quella che dice al lettore: “Stai tranquillo, tu vai bene così come sei, tu sei normale, sei giusto; lascia che siano gli altri a cambiare. E se nella realtà che ti circonda si apre uno strappo, una lacerazione attraverso la quale intravedi qualcosa di inquietante o mostruoso, aspetta con fiducia: verrà un eroe a rimettere le cose a posto”. Questa descrizione aprirebbe una curiosa contraddizione con un dato di fatto: la stragrande maggioranza, se non la totalità, degli scrittori e dei registi cinematografici che praticano l’horror professa un’ideologia ferocemente antiborghese, da destra come da sinistra, e si propone, come obiettivo artistico e come orizzonte personale, una dura critica nei confronti della società, e in particolare delle sue ipocrisie, dei suoi conformismi, delle regole asfissianti che mirano a nascondere verità inammissibili sulla natura umana e le sue voragini.
Per fortuna, infatti, nell’horror c’è dell’altro. L’esplosione di energia del polo dionisiaco è centrale in questo tipo di narrativa, perché dà al lettore la possibilità di esercitare per procura – delegandole ai personaggi del racconto o del film – emozioni proibite, di riconoscerne in sé la presenza.
Il mostro sei tu. Il mostro sei anche tu. Questa è l’altra faccia della medaglia, l’aspetto eversivo del genere, il veleno che viene sottilmente instillato nel mondo reale e che funziona come il liquido di contrasto che si usa in certi esami clinici: permette di vedere con chiarezza a volte spaventosa il problema di cui si era solo intuita la presenza. Rende visibile il disagio, il malessere, il conflitto che sentiamo agitarsi dentro di noi fra certi istinti selvaggi, incontrollabili, e la ragione che si sforza di dominarli. E se anche alla fine la ragione prevale, riconciliandoci con noi stessi e con le cadenze normali, rassicuranti, della nostra esistenza quotidiana, non potremo non confessare il piacere che abbiamo provato nel vedere manifestarsi queste forze oscure in tutta la loro potenza
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